L’olimpiade (Jommelli), libretto, Stoccarda, Cotta, 1761

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 L’interno d’una cappanna pastorale.
 
 ARISTEA ed ARGENE
 
 ARGENE
 Ed ancor della pugna
550l'esito non si sa?
 ARISTEA
                                 No, bella Argene,
 è pur dura la legge, onde n'è tolto
 d'esserne spettatrici!
 ARGENE
 Né ancor si vede alcun. (Guardando per la scena)
 ARISTEA
                                              Né alcuno... Oh dio! (Turbata)
 ARGENE
 Che avvenne?
 ARISTEA
                             O come io tremo!
555Come palpito adesso!
 ARGENE
                                          E la cagione?
 ARISTEA
 È deciso il mio fato.
 Vedi Alcandro che arriva.
 ARGENE
                                                 Alcandro, ah corri; (Verso la scena)
 consolane, che rechi?
 
 SCENA II
 
 ALCANDRO e dette
 
 ALCANDRO
 Fortunate novelle. Il re m'invia
560nunzio felice, o principessa. Ed io...
 ARISTEA
 La pugna terminò?
 ALCANDRO
                                      Sì; ascolta; intorno
 già impazienti...
 ARGENE
                                 Il vincitor si chiede. (Ad Alcandro)
 ALCANDRO
 Tutto dirò. Già impazienti intorno
 le turbe spettatrici...
 ARISTEA
                                        Eh ch'io non cerco (Con impazienza)
565questo da te.
 ALCANDRO
                           Ma in ordine distinto...
 ARISTEA
 Chi vinse dimmi sol. (Con sdegno)
 ALCANDRO
                                          Licida ha vinto.
 ARISTEA
 Licida!
 ALCANDRO
                 Appunto.
 ARGENE
                                     Il principe di Creta!
 ALCANDRO
 Sì, che giunse poc'anzi a queste arene.
 ARISTEA
 (Sventurata Aristea!)
 ARGENE
                                          (Povera Argene!)
 ALCANDRO
570Oh te felice! Oh quale (Ad Aristea)
 sposo ti diè la sorte!
 ARISTEA
                                       Alcandro parti.
 ALCANDRO
 T'attende il re.
 ARISTEA
                              Parti. Verrò.
 ALCANDRO
                                                       T'attende
 nel gran tempio adunata...
 ARISTEA
 Né parti ancor? (Con isdegno)
 ALCANDRO
                                 (Che ricompensa ingrata!)
 
575   Parto: ma so che degno
 di tal mercé non sono;
 ma quell'ingiusto sdegno
 non meritai da te.
 
    Felice il ciel ti rese;
580hai d'esser bella il dono,
 ma l'essere cortese
 vanto minor non è.   (Parte)
 
 SCENA III
 
 ARISTEA ed ARGENE
 
 ARGENE
 Ah dimmi, o principessa,
 v'è sotto il ciel chi possa dirsi, oh dio!
585più misera di me?
 ARISTEA
                                     Sì. Vi son io.
 ARGENE
 Ah non ti faccia amore
 provar mai le mie pene! Ah tu non sai
 qual perdita è la mia; quanto mi costa
 quel cor che tu m'involi.
 ARISTEA
                                               E tu non senti,
590non comprendi abbastanza i miei tormenti.
 
    Grandi, è ver, son le tue pene;
 perdi, è ver, l'amato bene;
 ma sei tua, ma piangi intanto,
 ma domandi almen pietà.
 
595   Io dal fato, io sono oppressa.
 Perdo altrui, perdo me stessa;
 né conservo almen del pianto
 l'infelice libertà. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ARGENE e poi AMINTA
 
 ARGENE
 E trovar non poss'io
600né pietà, né soccorso?
 AMINTA
                                          Eterni dei!
 Parmi Argene colei.
 ARGENE
                                       Vendetta almeno,
 vendetta si procuri. (Vuol partire)
 AMINTA
                                        Argene, e come
 tu in Elide? Tu sola?
 Tu in sì ruvide spoglie?
 ARGENE
                                              I neri inganni
605a secondar del prence
 dunque ancor tu venisti? A saggio invero
 regolator commise il re di Creta
 di Licida la cura. Ecco i bei frutti
 di tue dottrine. Hai gran ragione Aminta
610d'andarne altier. Chi vuol sapere appieno
 se fu attento il cultor, guardi 'l terreno.
 AMINTA
 (Tutto già sa). Non da' consigli miei...
 ARGENE
 Basta... Chi sa? Nel cielo
 v'è giustizia per tutti e si ritrova
615talvolta anche nel mondo. Io chiederolla
 agli uomini, agli dei. S'ei non ha fede,
 ritegni io non avrò. Vuo' che Clistene,
 vuo' che la Grecia, il mondo
 sappia ch'è un traditore; acciò per tutto
620questa infamia lo siegua, acciò che ognuno
 l'abborrisca, l'eviti,
 e con orrore a chi nol sa l'additi.
 AMINTA
 Non son questi pensieri
 degni d'Argene. Un consigliero infido
625anche giusto è lo sdegno. Io nel tuo caso
 più dolci mezzi adoprerei. Tu sai
 che meglio è sempre il racquistarlo amante
 che opprimerlo nemico.
 ARGENE
                                              E credi, Aminta,
 ch'ei tornerebbe a me?
 AMINTA
                                             Lo spero; alfine
630fosti l'idolo suo. Per te languiva,
 delirava per te. Non ti sovviene
 che cento volte e cento...
 ARGENE
 Tutto, per pena mia, tutto rammento.
 
    Che non mi disse un dì?
635Quai numi non giurò?
 E come, oh dio, si può,
 come si può così
 mancar di fede!
 
    Tutto per lui perdei,
640oggi lui perdo ancor.
 Poveri affetti miei!
 Questa mi rendi, amor,
 questa mercede? (Parte)
 
 SCENA V
 
 Veduta esteriore d’un circo in parte rovinato.
 
 CLISTENE preceduto da LICIDA, ALCANDRO, MEGACLE coronato d’ulivo, coro d’atleti, guardie e popolo
 
 TUTTO IL CORO
 
    Del forte Licida
645nome maggiore
 d'Alfeo sul margine
 mai non suonò.
 
 PARTE DEL CORO
 
    Sudor più nobile
 del suo sudore
650l'arena olimpica
 mai non bagnò.
 
 ALTRA PARTE
 
    L'arti ha di Pallade;
 l'ali ha d'Amore;
 d'Apollo e d'Ercole
655l'ardir mostrò.
 
 TUTTO IL CORO
 
    Del forte Licida
 nome maggiore
 D'Alfeo sul margine
 mai non suonò.
 
 CLISTENE
660Giovane valoroso,
 che in mezzo a tanta gloria umil ti stai,
 quell'onorata fronte
 lascia ch'io baci e che ti stringa al seno.
 Felice il re di Creta
665che un tal figlio sortì! (Se avessi anch'io
 serbato il mio Filinto, (Ad Alcandro)
 chi sa? sarebbe tal. Rammenti Alcandro
 con qual dolor tel consegnai? Ma pure... )
 ALCANDRO
 (Tempo or non è di rammentar sventure). (A Clistene)
 CLISTENE
670(È ver). Premio Aristea (A Megacle)
 sarà del tuo valor. S'altro donarti
 Clistene può, chiedilo pur, che mai
 quanto dar ti vorrei non chiederai.
 MEGACLE
 (Coraggio, o mia virtù). Signor, son figlio
675e di tenero padre. Ogni contento
 che con lui non divido
 è insipido per me. Di mie venture
 pria d'ogni altro io vorrei
 giungergli apportator, chieder l'assenso
680per queste nozze, e lui presente, in Creta
 legarmi ad Aristea.
 CLISTENE
                                      Giusta è la brama.
 MEGACLE
 Partirò se 'l concedi
 senz'altro indugio. In vece mia rimanga
 questi della mia sposa (Presentando Licida)
685servo, compagno e condottier.
 CLISTENE
                                                         (Che volto
 è quello mai! Nel rimirarlo il sangue
 mi si riscuote in ogni vena!) E questi
 chi è? Come s'appella?
 MEGACLE
                                            Egisto ha nome,
 Creta è sua patria. Egli deriva ancora
690dalla stirpe real; ma più che 'l sangue
 l'amicizia ne stringe; e son fra noi
 sì concordi i voleri,
 comuni a segno e l'allegrezza e 'l duolo
 che Licida ed Egisto è un nome solo.
 LICIDA
695(Ingegnosa amicizia!)
 CLISTENE
                                           E ben, la cura
 di condurti la sposa
 Egisto avrà. Ma Licida non debbe
 partir senza vederla.
 MEGACLE
                                        Ah no. Sarebbe
 pena maggior. Mi sentirei morire
700nell'atto di lasciarla. Ancor da lunge
 tanta pena io ne provo...
 CLISTENE
                                               Ecco che giunge.
 MEGACLE
 (Oh me infelice!)
 
 SCENA VI
 
 ARISTEA e detti
 
 ARISTEA
                                   (All'odiose nozze (Non vede Megacle)
 come vittima io vengo all'ara avanti).
 LICIDA
 (Sarà mio quel bel volto in pochi istanti).
 CLISTENE
705Avvicinati, o figlia, ecco il tuo sposo. (Ha per mano Megacle)
 MEGACLE
 (Ah non è ver).
 ARISTEA
                               Lo sposo mio! (Stupisce vedendo Megacle)
 CLISTENE
                                                           Sì. Vedi
 se giammai più bel nodo in ciel si strinse.
 ARISTEA
 (Ma se Licida vinse,
 come il mio bene?... Il genitor m'inganna).
 LICIDA
710(Crede Megacle sposo e se n'affanna).
 ARISTEA
 E questi, o padre, è il vincitor? (Additando Megacle)
 CLISTENE
                                                           Mel chiedi?
 Non lo ravvisi al volto
 di polve asperso? All'onorate stille
 che gli rigan la fronte? A quelle foglie
715che son di chi trionfa
 l'ornamento primiero?
 ARISTEA
 Ma che dicesti, Alcandro?
 ALCANDRO
                                                 Io dissi il vero.
 CLISTENE
 Non più dubbiezze. Ecco il consorte a cui
 il ciel t'accoppia; e nol potea più degno
720ottener dagli dei l'amor paterno.
 ARISTEA
 (Che gioia!)
 MEGACLE
                          (Che martir!)
 LICIDA
                                                      (Che giorno eterno!)
 CLISTENE
 E voi tacete! Onde il silenzio? (A Megacle ed Aristea)
 MEGACLE
                                                         (Oh dio!
 Come comincerò?)
 ARISTEA
                                      Parlar vorrei
 ma...
 CLISTENE
             Intendo. Intempestiva
725è la presenza mia. Severo ciglio,
 rigida maestà, paterno impero,
 incomodi compagni
 sono agli amanti. Io mi sovvengo ancora
 quanto increbbero a me. Restate. Io lodo
730quel modesto rossor che vi trattiene.
 MEGACLE
 (Sempre lo stato mio peggior diviene).
 CLISTENE
 
    So ch'è fanciullo Amore
 né conversar gli piace
 con la canuta età.
 
735   Di scherzi ei si compiace;
 si stanca del rigore;
 e stan di rado in pace
 rispetto e libertà. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 ARISTEA, MEGACLE e LICIDA
 
 MEGACLE
 (Fra l'amico e l'amante,
740che farò sventurato!)
 LICIDA
                                         (All'idol mio
 è tempo ch'io mi scuopra). (Piano a Megacle)
 MEGACLE
                                                    (Aspetta). Oh dio!
 ARISTEA
 Sposo, alla tua consorte
 non celar che t'affligge.
 MEGACLE
                                             (Oh pena! Oh morte!)
 LICIDA
 (L'amor mio, caro amico, (A Megacle come sopra)
745non soffre indugio).
 ARISTEA
                                       Il tuo silenzio, o caro,
 mi cruccia, mi dispera.
 MEGACLE
                                             (Ardir mio core.
 Finiamo di morir). Per pochi istanti
 allontanati, o prence. (A parte a Licida)
 LICIDA
                                          E qual ragione...
 MEGACLE
 Va' . Fidati di me. Tutto conviene
750ch'io spieghi ad Aristea. (A parte a Licida)
 LICIDA
                                                Ma non poss'io
 esser presente?
 MEGACLE
                                No, più che non credi
 delicato è l'impegno. (Come sopra)
 LICIDA
                                          E ben. Tu 'l vuoi,
 io lo farò. Poco mi scosto. Un cenno
 basterà perch'io torni. Ah pensa, amico,
755di che parli e per chi. Se nulla mai
 feci per te, se mi sei grato, e m'ami,
 mostralo adesso. Alla tua fida aita
 la mia pace io commetto e la mia vita. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 MEGACLE ed ARISTEA
 
 MEGACLE
 (Oh ricordi crudeli!)
 ARISTEA
                                         Alfin siam soli.
760Potrò senza ritegni
 il mio contento esagerar; chiamarti
 mia speme, mio diletto,
 luce degli occhi miei...
 MEGACLE
                                           No, principessa,
 questi soavi nomi
765non son per me. Serbali pure ad altro
 più fortunato amante...
 ARISTEA
                                             E il tempo è questo
 di parlarmi così? Giunto è quel giorno...
 Ma semplice ch'io son. Tu scherzi, o caro;
 ed io stolta m'affanno.
 MEGACLE
                                           Ah non t'affanni
770senza ragion.
 ARISTEA
                           Spiegati dunque.
 MEGACLE
                                                             Ascolta.
 Ma coraggio Aristea. L'alma prepara
 a dar di tua virtù la prova estrema.
 ARISTEA
 Parla. (Aimè! Che vuol dirmi? Il cuor mi trema).
 MEGACLE
 Odi. In me non dicesti
775mille volte d'amar più che 'l sembiante
 il grato cor, l'alma sincera e quella
 che m'ardea nel pensier fiamma d'onore?
 ARISTEA
 Lo dissi, è ver. Tal mi sembrasti e tale
 ti conosco, t'adoro.
 MEGACLE
                                     E se diverso
780fosse Megacle un dì da quel che dici,
 se infedele agli amici,
 se spergiuro agli dei, se fatto ingrato
 al suo benefattor morte rendesse
 per la vita che n'ebbe, avresti ancora
785amor per lui? Lo soffriresti amante?
 L'accetteresti sposo?
 ARISTEA
                                        E come vuoi
 ch'io figurar mi possa
 Megacle mio sì scellerato?
 MEGACLE
                                                  Or sappi
 che per legge fatale,
790se tuo sposo divien, Megacle è tale.
 ARISTEA
 Come!
 MEGACLE
                Tutto l'arcano
 ecco ti svelo. Il principe di Creta
 langue per te d'amor. Pietà mi chiede
 e la vita mi diede. Ah principessa,
795se niegarla poss'io, dillo tu stessa.
 ARISTEA
 E pugnasti...
 MEGACLE
                          Per lui.
 ARISTEA
                                          Perder mi vuoi...
 MEGACLE
 Sì. Per serbarmi sempre
 degno di te.
 ARISTEA
                         Dunque io dovrò...
 MEGACLE
                                                             Tu dei
 coronar l'opra mia. Sì, generosa,
800adorata Aristea, seconda i moti
 d'un grato cor. Sia qual io fui finora
 Licida in avvenire. Amalo. È degno
 di sì gran sorte il caro amico. Anch'io
 vivo di lui nel seno
805e s'ei t'acquista, io non ti perdo appieno.
 ARISTEA
 Ah qual passaggio è questo! Io dalle stelle
 precipito agli abissi. Eh no; si cerchi
 miglior compenso. Ah senza te la vita
 per me vita non è.
 MEGACLE
                                    Bella Aristea,
810non congiurar tu ancora
 contro la mia virtù. Mi costa assai
 il prepararmi a sì gran passo. Un solo
 di quei teneri sensi
 quant'opera distrugge!
 ARISTEA
                                             E di lasciarmi...
 MEGACLE
815Ho risoluto.
 ARISTEA
                         Hai risoluto! E quando?
 MEGACLE
 Questo... (Morir mi sento).
 Questo è l'ultimo addio.
 ARISTEA
                                              L'ultimo! Ingrato...
 Soccorretemi, o numi! Il piè vacilla;
 freddo sudor mi bagna il volto; e parmi
820ch'una gelida man m'opprima il core. (S’appoggia ad un tronco)
 MEGACLE
 Sento che 'l mio valore
 mancando va. Più che a partir dimoro
 meno ne son capace.
 Ardir. Vado, Aristea. Rimanti in pace.
 ARISTEA
825Come? Già m'abbandoni?
 MEGACLE
                                                   È forza, o cara,
 separarsi una volta.
 ARISTEA
                                       E parti...
 MEGACLE
                                                          E parto
 per non tornar più mai. (In atto di partire)
 ARISTEA
 Senti. Ah no... Dove vai?
 MEGACLE
 A spirar, mio tesoro, (Megacle parte risoluto)
830lungi dagli occhi tuoi. (Ma si ferma alla scena)
 ARISTEA
                                           Soccorso... io... moro. (Sviene sopra un sasso)
 MEGACLE
 Misero me! Che veggo! (Rivolgendosi indietro)
 Ah l'oppresse il dolor! Cara mia speme, (Tornando)
 bella Aristea, non avvilirti; ascolta;
 Megacle è qui; non partirò. Sarai...
835Che parlo? Ella non m'ode. Avete, o stelle,
 più sventure per me? No, questa sola
 mi restava a provar. Chi mi consiglia?
 Che risolvo? Che fo? Partir. Sarebbe
 crudeltà, tirannia. Restar. Che giova?
840Forse ad esserle sposo? E 'l re ingannato
 e l'amico tradito e la mia fede
 e l'onor mio lo soffrirebbe? Almeno
 partiam più tardi. Ah che sarem di nuovo
 a quest'orrido passo. Ora è pietade
845l'esser crudele. Addio mia vita. Addio (Le prende la mano e la bacia)
 mia perduta speranza. Il ciel ti renda
 più felice di me. Deh conservate
 questa bell'opra vostra, eterni dei;
 e i dì ch'io perderò donate a lei.
850Licida! (Dove è mai?) Licida! (Verso la scena)
 
 SCENA IX
 
 LICIDA e detti
 
 LICIDA
                                                         Intese
 tutto Aristea?
 MEGACLE
                            Tutto. T'affretta, o prence; (In atto di partire)
 soccorri la tua sposa.
 LICIDA
                                        Aimè! Che miro!
 Che fu? (A Megacle)
 MEGACLE
                   Doglia improvvisa
 le oppresse i sensi. (Partendo come sopra)
 LICIDA
                                      E tu mi lasci?
 MEGACLE
                                                                 Io vado... (Tornando indietro)
855Deh pensa ad Aristea. (Che dirà mai (Partendo)
 quando in sé tornerà? (Si ferma) Tutte ho presenti
 tutte le smanie sue). Licida, ah senti.
 
    Se cerca, se dice:
 «L'amico dov'è?»
860«L'amico infelice»
 rispondi «morì».
 
    Ah no; sì gran duolo
 non darle per me.
 Rispondi ma solo:
865«Piangendo partì».
 
    Che abisso di pene!
 Lasciare il suo bene!
 Lasciarlo per sempre!
 Lasciarlo così! (Parte)
 
 SCENA X
 
 LICIDA ed ARISTEA
 
 LICIDA
870Che laberinto è questo! Io non l'intendo.
 Semiviva Aristea... Megacle afflitto...
 ARISTEA
 Oh dio!
 LICIDA
                  Ma già quell'alma
 torna agli usati uffici. Apri i bei lumi,
 principessa, ben mio.
 ARISTEA
                                          Sposo infedele! (Senza vederlo)
 LICIDA
875Ah non dirmi così. Di mia costanza
 ecco in pegno la destra. (La prende per mano)
 ARISTEA
                                              Almeno... Oh stelle! (S’avvede non esser Megacle)
 Megacle ov'è? (E ritira la mano)
 LICIDA
                              Partì.
 ARISTEA
                                           Partì l'ingrato!
 Ebbe cor di lasciarmi in questo stato!
 LICIDA
 Il tuo sposo restò.
 ARISTEA
                                   Dunque è perduta (S’alza con impeto)
880l'umanità, la fede,
 l'amore, la pietà? Se questi iniqui
 incenerir non sanno,
 numi, i fulmini vostri in ciel che fanno?
 LICIDA
 Son fuor di me! Di', chi t'offese, o cara?
885Parla; brami vendetta? Ecco il tuo sposo,
 ecco Licida...
 ARISTEA
                           Oh dei!
 Tu quel Licida sei! Fuggi, t'invola,
 nasconditi da me. Per tua cagione,
 perfido, mi ritrovo a questo passo.
 LICIDA
890E qual colpa ho commessa? Io son di sasso!
 ARISTEA
 
    Tu me da me dividi,
 barbaro tu m'uccidi;
 tutto il dolor ch'io sento,
 tutto mi vien da te.
 
895   No, non sperar mai pace;
 odio quel cor fallace;
 oggetto di spavento
 sempre sarai per me. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 LICIDA e poi ARGENE
 
 LICIDA
 A me barbaro? Oh numi!
900Perfido a me? Voglio seguirla; e voglio
 sapere almen... l'amico
 potria... Ma dove andò? Si cerchi. Almeno
 e consiglio e conforto
 Megacle mi darà. (Vuol partire)
 AMINTA
                                    Megacle è morto.
 LICIDA
905Che dici, Aminta!
 AMINTA
                                    Io dico
 purtroppo il ver.
 LICIDA
                                 Come? Perché? Qual empio
 sì bei giorni troncò? Trovisi; io voglio
 ch'esempio di vendetta altrui ne resti.
 AMINTA
 Principe, nol cercar. Tu l'uccidesti.
 LICIDA
910Io! Deliri?
 AMINTA
                       Volesse
 il ciel ch'io delirassi. Odimi. In traccia
 mentre or di te venia, fra quelle piante
 un gemito improvviso
 sento; mi fermo; al suon mi volgo e miro
915uom che sul nudo acciaro
 prono già s'abbandona. Accorro; al petto
 fo d'una man sostegno,
 con l'altra il ferro svio. Ma quando al volto
 Megacle ravvisai,
920pensa com'ei restò, com'io restai.
 Dopo un breve stupore: «Ah qual follia
 bramar ti fa la morte»
 io volea dirgli, ei mi prevenne. «Aminta,
 ho vissuto abbastanza»
925sospirando mi disse
 dal profondo del cor. «Senza Aristea
 non so viver né voglio. Ah son due lustri
 che non vivo che in lei. Licida, oh dio,
 m'uccide e non lo sa. Ma non m'offende.
930Suo dono è questa vita, ei la riprende».
 LICIDA
 Oh amico! E poi?
 AMINTA
                                   Fugge da me, ciò detto,
 come partico stral. Vedi quel sasso,
 signor, colà, che 'l sottoposto Alfeo
 signoreggia ed adombra? Egli v'ascende
935in men che non balena. In mezzo al fiume
 si scaglia; io grido invan. L'onda percossa
 balzò, s'aperse; in frettolosi giri
 si riunì, l'ascose. Il colpo, i gridi
 replicaron le sponde; e più nol vidi.
 LICIDA
940Ah qual orrida scena
 or si scuopre al mio sguardo! (Rimane stupido)
 AMINTA
                                                        Almen la spoglia
 che albergò sì bell'alma
 vadasi a ricercar. Da' mesti amici
 questi a lui son dovuti ultimi uffici. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 LICIDA e poi ALCANDRO
 
 LICIDA
945Dove son! Che m'avvenne? Ah dunque il cielo
 tutte sopra il mio capo
 roversciò l'ire sue! Megacle, oh dio!
 Megacle dove sei? Che fo nel mondo
 senza di te? Rendetemi l'amico,
950ingiustissimi dei. Voi mel toglieste,
 lo rivoglio da voi.
 ALCANDRO
                                  Olà.
 LICIDA
                                             Chi sei.
 ALCANDRO
                                                              Regio ministro io sono.
 LICIDA
 Che vuole il re?
 ALCANDRO
                                Che in vergognoso esiglio
 quindi lungi tu vada. Il sol cadente
 se in Elide ti lascia,
955sei reo di morte.
 LICIDA
                                 A me tal cenno?
 ALCANDRO
                                                                Impara
 a mentir nome, a violar la fede,
 a deludere i re.
 LICIDA
                               Come? Ed ardisci
 temerario...
 ALCANDRO
                         Non più. Principe, è questo
 mio dover; l'ho adempito. Adempi il resto. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 LICIDA solo
 
 LICIDA
960Con questo ferro, indegno, (Snuda la spada)
 il sen ti passerò... Folle che dico?
 Che fo? Con chi mi sdegno? Il reo son io,
 io son lo scellerato. In queste vene
 con più ragion l'immergerò. Sì, mori
965Licida sventurato... Ah perché tremi
 timida man? Chi ti ritiene? Ah questa
 è ben miseria estrema. Odio la vita;
 m'atterrisce la morte; e sento intanto
 stracciarmi a brano, a brano
970in mille parti il cor. Rabbia, vendetta,
 tenerezza, amicizia,
 pentimento, pietà, vergogna, amore
 mi trafiggono a gara. Ah chi mai vide
 anima lacerata
975da tanti affetti e sì contrari? Io stesso
 non so come si possa
 minacciando tremare, arder gelando,
 piangere in mezzo all'ire,
 bramar la morte e non saper morire.
 
980   Gemo in un punto e fremo;
 fosco mi sembra il giorno;
 ho cento larve intorno;
 ho mille furie in sen.
 
    Con la sanguigna face
985m'arde Megera il petto;
 m'empie ogni vena Aletto
 del freddo suo velen. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo